La comunicazione e la sicurezza sul lavoro: due mondi separati?

Sembra strano il connubio tra sicurezza sul lavoro e comunicazione?

In realtà, i due ambiti sono complementari. O meglio, uno è necessario all’altro.

Infatti, la comunicazione è a servizio della sicurezza.

Per fare sicurezza, è necessario comunicare. La sicurezza sul lavoro ha bisogno di essere comunicata.

In che modo?

Pensiamo, ad esempio, a quanto sia importante raccontare gli incidenti che sono avvenuti, per poter condividere le lezioni apprese, innalzando i livelli di allerta ed evitando che si ripetano.

Venire a conoscenza di un incidente avvenuto in un magazzino in cui un carrello elevatore ha investito un’operatrice a causa della posizione infelice del passaggio pedonale, può comportare un esame approfondito della propria viabilità interna.

Sapere cosa succede a casa degli altri, ci fa chiedere se potrebbe accadere lo stesso a casa nostra e, quindi, ci fa agire in via preventiva.

Perchè, ricordiamoci sempre, “prevenire è meglio che curare” è un adagio sempreverde, che si applica perfettamente alla sicurezza sul luogo di lavoro.

Non solo, la comunicazione è uno strumento fondamentale anche per creare una forte cultura della sicurezza.

CI VUOLE COERENZA

L’azienda deve avere ben chiara la linea che vuole adottare in materia, in modo da essere credibile agli occhi dei dipendenti e guadagnare la loro adesione, il loro committment.

Non basta comunicare, dunque. Bisogna comunicare in modo coerente.

Non possiamo dire che ci teniamo alla formazione delle persone, e poi non avere un piano formativo annuale, o non essere ancora in regola con la CSR n.°221 del 21/12/2011.

O ancora, sostenere quanto sia importante la salute degli operatori, quando poi d’inverno li lasciamo al freddo e al gelo, perchè il sistema di riscaldamento non funziona, o perchè non acquistiamo indumenti anti-pioggia per chi lavora all’esterno.

Come in molti altri ambiti della vita, infatti, anche in tema di sicurezza sul lavoro è un attimo perdere di credibilità. E, se questo avviene, sarà infinitamente più complicato riguadagnarsi la fiducia dei lavoratori.

SENZA COINVOLGIMENTO NON SI VA DA NESSUNA PARTE

Capirete l’importanza estrema dell’adesione da parte dei lavoratori, in quanto la sicurezza non è qualcosa che “fa” il Datore di Lavoro, o il RSPP, o poche persone elette in azienda.

La sicurezza è di tutti e tutti la fanno.

A tal proposito, torna essenziale il ruolo di una buona comunicazione, per veicolare i concetti chiave in modo coinvolgente.

E allora, ben vengano le iniziative come lavori di gruppo, eventi, team  building, premiazioni, che fanno riflettere su tematiche importanti, in modo creativo.

Cioè, facendo creare qualcosa all’operatore, facendolo produrre, perchè il gesto del fare, imprime i concetti più in profondità. Così come dire che se si tocca il fuoco ci si brucia è reso più efficace dalla prova diretta sulla propria pelle.

La noia è la peggior nemica dell’apprendimento.

Vietati toni monocordi e registri linguistici inadeguati al pubblico che abbiamo di fronte (non iniziamo con “Egregi colleghi, vi invito a disquisire sul tema di…” se abbiamo a che fare con giovani operai, pratici, che non hanno tempo produttivo da perdere. “Oggi parliamo di ..” appare più in linea con le loro aspettative).

Per fare un salto di qualità, è necessario che le persone siano interessate all’argomento.

Certo, parlare di morti bianche, feriti, rischi e pericoli in modo entusiasmante, non è un’impresa facile.

Tuttavia, dobbiamo trovare strade per rendere il tema più stimolante.

Credo che questa sia una delle mission che si propone a chi si occupa di salute e sicurezza sul lavoro: rendere le cose interessanti per i nostri interlocutori, affinchè ne possano apprezzare la rilevanza.

POCHE COSE, MA RILEVANTI

Prendiamo la formazione, ad esempio. I corsi meglio riusciti sono quelli che, nella progettazione, tengono conto del reale contesto in cui vivono gli utenti.

Non basta aver fatto il corso che impone la legge.

Customizzare” è la parola chiave: ovvero, personalizzare il taglio del corso, adattare i contenuti minimi richiesti dalla normativa al contesto in cui sono inseriti i destinatari della formazione.

Per una classe di videoterminalisti sarà poco rilevante e, sicuramente inefficace, fare esempi relativi ai cantieri edili. Se, però, inseriamo nella narrazione dei casi tratti da realtà di uffici più vicini a loro, gli operatori assimileranno più facilmente le nozioni e le faranno proprie, proprio perchè maggiormente spendibili nella loro vita di tutti i giorni.

Facciamo più spesso riferimento ad azioni che i nostri interlocutori fanno quotidianamente, a luoghi che visitano normalmente, anche uscendo – se necessario – dall’ambito lavorativo… insomma, caliamo ciò che diciamo nella loro realtà.

Cerchiamo di capire cosa potrebbe “colpirli” per destare la loro attenzione.

Cosa andrebbero, a loro volta, a casa a raccontare alla moglie o ai figli, al loro amico al bar.

“Sai, oggi ho scoperto che l’uso del cellulare alla guida è la principale causa di morte sulla strada”.

Diamo loro qualcosa di utile, qualcosa che si possano “portare via”.

“Non sono d’accordo con le salate sanzioni che applicano se ti trovano al cellulare in auto… e mi sembra eccessiva l’enfasi che ne danno in azienda… Però capisco il motivo che ci sta dietro”.

Fare qualcosa, come rispettare una procedura aziendale, perchè lo si deve fare è un conto; farlo perchè lo si vuole fare, è tutta un’altra storia… anzi, è il nostro lieto fine!

Ecco perchè non è “strano” che io mi occupi da sempre sia dell’una che dell’altra: sicurezza e comunicazione sono due metà della stessa mela.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *