Quando son lacrime di coccodrillo

Vi siete mai chiesti perchè si dice “lacrime di coccodrillo”?

Non solo in italiano, ma anche in altre lingue (ad esempio l’inglese “crocodile tears”), si usa l’espressione “lacrime di coccodrillo” per riferirsi a un pianto falso.

Se un bambino ruba della Nutella e viene scoperto, allora piange e finge di essersi pentito di averlo fatto, sono lacrime di coccodrillo (le sue papille gustative gliene saranno per sempre grate).

Se succede qualcosa di brutto al mio peggior nemico a causa mia e io mi dispero e mi mostro particolarmente abbattuta per lui, sono lacrime di coccodrillo.

Se guardiamo all’origine di quest’espresisone, già usata nel 1400 nella satira bizantina, scopriamo che viene usata per indicare un falso pentimento.

In greco esiste addirittura un verbo che significa più o meno “fare il coccodrillo” () sempre con il senso di pentirsi tardivamente e soprattutto falsamente di una cattiva azione.

Secondo un’antica credenza, infatti, il coccodrillo piangerebbe dopo aver divorato la preda, proprio come se fosse preso subito dopo dal rimorso.

Varianti della leggenda narrano che ciò avvenga soprattutto quando questi grossi predatori divorino prede umane, o, in alternativa, quando le femmine mangino i propri piccoli (o semplicemente trasportino le uova in bocca, per metterle al sicuro da qualche parte).

In realtà, è lo sforzo della digestione che in certi casi può produrre un effetto fisiologico simile alla lacrimazione: è scientificamente provato che i coccodrilli “piangono” durante la digestione, ma le lacrime non sono certo di rimorso per aver divorato la preda!

La loro funzione è di umidificare e lubrificare l’occhio, utile nella fattispecie, perchè i coccodrilli hanno una terza palpebra.

Non da ultimo, il coccodrillo non ha un sistema di sudorazione, quindi è anche per espellere i sali (che altrimenti tratterrebbe), che piange tutte le sue lacrime.

 

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